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MEMORIE   DEL   PASSATO
                       La ex Sede  di  Roma


                       A passare in via della Stamperia e vedere i locali dell’ex Sede di Roma
                    completamente svuotati da tutti gli arredi che le hanno conferito per tanti
                    anni notevole prestigio, si avverte una forte emozione. Come naturale rea-
                    zione sono tornato con la memoria al 1961 quando la Sede di Roma, con un
                    organico di 43 dipendenti, occupava una porzione della Galleria Colonna
                    (attuale Galleria Alberto Sordi) con ingresso da via dei Sabini, 7; i locali
                    erano ubicati al piano terra, scarsamente illuminati, mentre il primo piano
                    ospitava i servizi igienici.
                       Intanto erano iniziati i lavori di ristrutturazione della nuova Sede in
                    via della Stamperia 64, angolo via della Panetteria. I lavori, che si erano
                    protratti per alcuni anni a causa della difficoltà di liberare alcune unità
                    ambientali occupate da attività commerciali, e dal ritrovamento di reperti
                    archeologici, vennero finalmente portati a termine nel 1965, anno dell’i-
                    naugurazione.
                       Il progetto di ristrutturazione, a firma dell’arch. Tommaso Valle, è stata
                    una vera sfida: cioè adattare l’interno alle esigenze operative richieste dall’I-
                    stituto lasciando riconoscibili i prospetti preesistenti, quindi un intervento che
                    ospitasse all’interno le nuove funzioni con un salone trattato con un tipo di
                    architettura che recepisse ed esaltasse la dimensione ed i valori dell’Istituto,
                    conferendo nel contempo una irripetibile originalità.
                       Questo è stato possibile inserendo al suo interno una nuova ed autonoma
                    struttura, composta da pilastri e travi metalliche, ottenendo così un piano
                    interrato, per la realizzazione del caveau, e cinque livelli fuori terra : un
                    ampio salone al piano terra, un piano ammezzato con affaccio sul salone,
                    e quattro piani.
                       Il salone, dotato di un prezioso bancone vera opera d’arte dello scultore
                    Nioi, l’ammezzato e il piano della Direzione si offrivano alla vista dei
                    clienti elegantemente rivestiti in legno pregiato. La zona anti-caveau, dotata
                    di un bancone circolare e vari box per l’apertura delle cassette di sicurezza,
                    ospitava il terminale di una scala elicoidale che, attraversando il salone e
                    l’ammezzato, terminava al secondo piano. Il piano ammezzato ospitava
                    vari salotti per l’incontro con la clientela, il primo piano era riservato alla




                                                                 1963 - IV  CENTENARIO - 137
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