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Attraverso la stessa struttura di cui sopra, vennero gestiti anche i relativi rischi,
con diverse metodologie di misurazione secondo la loro tipologia. Particolare at-
tenzione venne dedicata al rischio di credito generato dalle operazioni bancarie,
costituendo un Dipartimento di Ricupero Crediti con gli obiettivi di conseguire
il massimo livello possibile di ricupero e di velocizzare lo smaltimento dello stock
dei prestiti in sofferenza.
Così articolato, il nuovo Gruppo, si pose sul mercato come “banca multispecia-
listica”, con la caratteristica principale di banca commerciale, ma assicurando anche
una presenza di primo piano nella gestione del risparmio gestito attraverso promo-
tori finanziari e nell’area della banca d’investimenti. E ciò col dichiarato obiettivo
di rappresentare un punto di riferimento in tutte le attività con elevate quote di
mercato. In tale nuova dimensione, il Gruppo si posizionò in Europa al 21° posto
per l’attivo e all’11° per la capitalizzazione di borsa. Il piano industriale di gestione
ebbe come traguardo la massimizzazione del valore per gli azionisti con un ROE
(Return On Equity, rendimento del capitale investito) del 15% per il 2000, cioè il
doppio della remunerazione praticata allora nel sistema italiano. Nella consapevo-
lezza che il raggiungimento di tali obiettivi comportava un’alta responsabilità del
management, il Consiglio di Amministrazione il 9 febbraio dell’anno successivo,
come risulta dalla relazione di bilancio pubblicata dopo l’approvazione nell’aprile
del 1999, autorizzò un piano di “stock option” che prevedeva per i 50 top managers
(dirigenti al più alto livello ) il diritto di sottoscrivere a pagamento per il triennio
un massimo di 7 milioni di azioni a un prezzo pari alla media ponderata registrata
dalle quotazioni del titolo nell’ultimo trimestre 1998.
4. Un andamento reddituale straordinario col raddoppio dell’utile netto
L’andamento reddituale complessivo del Sanpaolo IMI nel 1998 fu in linea con
gli obiettivi, balzando a fine esercizio a un utile netto di 1.436 miliardi raddoppiato
rispetto al precedente esercizio, grazie al notevole aumento delle commissioni nette
e alla diminuzione degli accantonamenti e rettifiche su crediti. Si registrò infatti
un calo del margine di interesse (differenza fra interessi attivi a passivi), dovuto
alla diminuzione dei tassi di mercato, alla minore liquidità disponibile a causa
di dividendi straordinari, nonché ai minori volumi gestiti dalla tesoreria; venne
comunque in parte compensato dal miglioramento della forbice fra tassi attivi e
passivi. Un discreto aumento segnò il margine di intermediazione (sbilancio tra
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