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prima pietra miliare della sua lunghissima vita. Ben poteva infatti questa fusione
considerarsi il secondo storico cippo dopo quello. Dunque, la fusione per incor-
porazione nel San Paolo di un’altra eccellenza nazionale di primo piano qual era
l’IMI poteva, a maggior ragione, riflettersi anche nella denominazione del nuovo
campione.
2. L’anno dell’ingresso dell’Italia nell’Unione Monetaria Europea nel
quadro di un’economia mondiale eterogenea
L’andamento dell’economia internazionale nel 1998 fu condizionato dalla ripresa
del Giappone a causa della crisi dei paesi del sud-est asiatico le previsioni della quale
non erano ottimistiche. D’altro canto, tale situazione costituiva un problema la cui
soluzione era di estrema importanza per l’economia nipponica. entrata in recessione
nel secondo semestre. Per questi motivi, il governo fu costretto a varare un impo-
nente pacchetto di provvedimenti per 24 mila miliardi di yen al fine di stimolare
la crescita. Nel frattempo, la crisi si era propagata alla Russia e all’America Latina,
creando problemi ai mercati finanziari dei paesi industrializzati, con correzioni al
ribasso dei titoli azionari e calo dei rendimenti delle obbligazioni pubbliche.
Per contro, gli Stati Uniti e l’Europa registrarono un PIL in buona crescita. Negli
USA i consumi si incrementarono del 4% con alti investimenti fissi, mentre in Eu-
ropa le politiche monetarie dei vari paesi tesero alla stabilità dei prezzi in funzione
della realizzazione della moneta unica. A tale riguardo, il 1998 verrà ricordato come
l’anno dell’Unione Monetaria in quanto il summit del Consiglio europeo di maggio
sciolse le ultime incertezze sulla partecipazione dell’Italia al progetto. In quell’oc-
casione vennero anticipate la parità bilaterali, con la disposizione della loro entrata
in vigore dal 1° gennaio 1999, che provocò la drastica riduzione della volatilità dei
cambi e mise l’Europa al riparo dalle turbolenze finanziarie internazionali.
In tale contesto, l’Italia registrò una crescita economica inferiore agli altri paesi
europei per il debole incremento dei consumi privati, la perdita di competitività
del settore produttivo e l’eccedenza delle importazioni sulle esportazioni. Continuò
peraltro il calo del deficit pubblico (passato in un anno dal 121,6% al 118,7%), che
non solo permise all’Italia l’ingresso nell’Unione Monetaria Europea, ma contribuì
a conseguire una forte riduzione del costo del denaro. Quest’ultimo passò infatti
dal 5,5% all’inizio dell’anno al 3% a fine anno, allorché risultò allineato agli altri
Paesi. Parallelamente, il mercato azionario crebbe nel corso del 1998 del 41% .
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