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2. La normalizzazione del San Paolo dopo la gestione commissariale


                  Nel 1946 l’Istituto veniva da due periodi di gestione commissariale, iniziati il
               29 gennaio 1944, che durarono poco meno di tre anni. Nei primi mesi del ‘46, il
               Ministero del Tesoro e l’Istituto di Vigilanza ravvisarono la necessità di riportare al
               regime di normale amministrazione gli Istituti di credito e le Casse di Risparmio,
               che gli eccezionali avvenimenti bellici avevano assoggettati a speciali amministra-
               zioni commissariali. Per il San Paolo la gestione era stata svolta dall’ avv. Carlo
               Pajetta che, nella prima riunione del rinnovato Consiglio di Amministrazione del
               20 settembre 1946, diede le consegne, quale Commissario straordinario uscente,
               al neo Presidente dott. rag. Anton Dante Coda. Il  processo di normalizzazione
               si concluse poi con il decreto del 17 gennaio 1947 con cui il Ministro del Tesoro
               dispose la nomina di Pajetta a Direttore Generale dell’Istituto.
                  A distanza di poco più di un sessantennio, che è l’arco di tempo in cui si
               dipanerà questa piccola storia di una grande Banca torinese, suonano straordina-
               riamente vere e per nulla retoriche le parole pronunciate, in occasione della prima
               riunione del rinato Consiglio di Amministrazione, dal Commissario Straordina-
               rio uscente e dal neo Presidente. Nella relazione sulla sua gestione commissariale
               iniziata il 30 aprile 1945, l’avv. Pajetta dava del San Paolo, col tipico realismo
               subalpino,  una vivida immagine fotografica di allora: “…..Conosciutissimo nel
               settore dei risparmiatori, presso i quali gode della fiducia più illimitata, derivante
               dalla sua tradizione plurisecolare e dalla solidità acquisita, L’Istituto, in passato, non
               si era affermato adeguatamente nel campo industriale e commerciale per una certa
               prevenzione, non del tutto ingiustificata, degli esponenti di tali settori. I commercianti
               e gli industriali consideravano infatti l’Istituto come un ente molto affine alle ordinarie
               Casse di Risparmio e pertanto non in grado, per attrezzature e per tempestività di
               decisioni, di rispondere appieno a quelle che sono le esigenze fondamentali dell’attività
               commerciale…..”.
                  Nella stessa occasione il  neo Presidente Coda proiettava nella sua relazio-
               ne programmatica, con altrettanto realismo ma con l’entusiasmo di chi aveva
               ricevuto il testimone, l’immagine vagheggiata   del futuro San Paolo: “….. si
               pongono dinnanzi agli amministratori di uno degli enti bancari che più sono legati
               alle sorti economiche delle nostre regioni, dei compiti di estrema delicatezza e di
               grande responsabilità. Si tratta di inserirsi, pur senza abbandonare la strada ma-
               estra della prudenza e dell’oculatezza, nel grande movimento della ricostruzione




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