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e sottoscrizione di titoli) e dei fondi raccolti da società quotate mediante aumenti di
          capitale. Pesanti ripercussioni si determinarono anche nel comparto del risparmio
          gestito che subì una contrazione del patrimonio dei fondi nella misura del 9,4%.


            3. Le fusioni per incorporazione di Cardine Banca e del Banco di Napoli
          nel quadro di un ampio piano di sviluppo e integrazione delle reti distri-
          butive del Gruppo

            Le strategie di risposta di Sanpaolo IMI alle problematiche condizioni di mercato,
          che colpirono il 2002, si concretizzarono anche nell›accelerazione dei processi di
          integrazione delle reti distributive, con il perfezionamento nel mese di giugno della
          fusione con Cardine Banca e a fine anno di quella con il Banco di Napoli.
            L›incorporazione di Cardine Banca comportò l›aumento del capitale sociale
          di Sanpaolo Imi da 3.932 a 5.144 milioni di euro e determinò una conseguente
          variazione dell›assetto proprietario della Capogruppo. In particolare, la Compagnia
          di Sanpaolo, in precedenza titolare di una quota del 16,1% del capitale di Sanpaolo
          IMI, e le Fondazioni Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo e Cassa di Risparmio
          in Bologna risultarono post fusione rispettivamente detentrici di quote del 14,48%,
          10,80% e 7,69%. La Compagnia e le Fondazioni concordarono inoltre di richiedere,
          ai sensi di legge, la conversione parziale delle rispettive azioni ordinarie in azioni
          privilegiate in modo da detenere complessivamente un’interessenza del 15% del
          capitale ordinario di Sanpaolo Imi: 7,50% in capo alla Compagnia di Sanpaolo
          e 7,50% in capo alle due Fondazioni (4,38% per Cassa di Risparmio di Padova e
          Rovigo e 3,12% per Cassa di Risparmio in Bologna).
            L’incorporazione del Banco di Napoli non comportò invece variazioni del capitale
          sociale di Sanpaolo Imi, poiché la stessa già deteneva la totalità delle azioni ordinarie
          del Banco, mentre la conversione delle azioni di risparmio avvenne mediante utilizzo
          di azioni proprie in portafoglio. Le anzidette operazioni di fusione permisero di
          compiere un formidabile balzo in avanti della complessiva rete di Filiali del Gruppo
          che, costituita da circa 1.200 sportelli agli inizi del 2000, veniva a contare, solo due
          anni dopo, ben 3.069 punti operativi, distribuiti a maglia stretta su gran parte del
          territorio nazionale, corrispondenti a una quota del 10,3%.
            Parallelamente alla crescita delle reti tradizionali, si confermò l’impegno per lo
          sviluppo dei canali innovativi (mobile, phone e internet banking, POS e sportelli
          automatici), ampliandone le funzionalità e gli strumenti di assistenza alla clientela.




          396 - IL SAN PAOLO DI TORINO - 1946-2006
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