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la fase recessiva, ponendo in funzione una serie di “anticorpi” atti a compensare
con nuove iniziative esportatrici la mancata produzione per l’interno, salvando
gli investimenti per impianti già realizzati.
2. …..ma anche per la perdita del 12% del prezzo di borsa delle cartelle
San Paolo 6%
Certamente fu una vera e propria “bomba” la notizia che in Borsa la mattina
del 24 giugno 1974 le cartelle San Paolo 6% erano scese al prezzo di 85. Titoli
che fino al giorno prima erano scambiati al prezzo fisso di 96,50 per ogni 100
lire di valore nominale. Lo stesso calo si registrò il giorno dopo per le cartelle
fondiarie della Cassa di Risparmio di Torino. Ma fu altrettanto certa la perce-
zione, negli ambienti finanziari, che le ragioni di un crollo così eclatante non
potevano che risiedere nella situazione economica generale del Paese, caratte-
rizzata da un’inflazione galoppante che la Banca d’Italia tentava di arginare con
un’adeguata stretta creditizia.
D’altra parte, anche il fortissimo aumento dei tassi di interesse aveva messo
in difficoltà tutte le banche autorizzate all’esercizio del credito fondiario e alla
collegata emissione delle cartelle fondiarie, come – oltre al San Paolo – in par-
ticolare la Cassa di Risparmio di Torino, la Cassa di Risparmio delle Provincie
Lombarde, il Monte dei Paschi di Siena. Istituti di credito che, al pari del San
Paolo, da parecchi anni avevano scelto la linea di difesa dei “corsi rigidi” per le
proprie cartelle fondiarie. Sennonché, era ormai divenuto continuo e inarresta-
bile il flusso di vendite di questi titoli da parte dei risparmiatori per investirne
il ricavato in altre obbligazioni, dalle quali potevano ottenere interessi tra il 10
e il 14 per cento.
Del resto, nelle ultime settimane prima del crollo borsistico delle cartelle quasi
tutti i titoli a reddito fisso, compresi quelli dello Stato, avevano subito conside-
revoli ribassi. Situazione di tale portata generale da non consentire l’eccezione
della difesa delle cartelle fondiarie, anche alla luce delle esigenze di tesoreria
degli istituti emittenti. In concreto, l’assorbimento da parte di questi ultimi di
proprie cartelle al prezzo difeso non poteva durare all’infinito, per mancanza di
fondi liquidi.
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