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non poteva non prendere atto dell’evoluzione del mercato. Di conseguenza, di fronte
          al massiccio smobilizzo dei titoli anche del Credito Fondiario finalizzati a nuovi
          investimenti più remunerativi, si impose per il San Paolo la decisione di riaffidare
          all’andamento dei mercati finanziari la determinazione delle quotazioni delle cartelle
          fondiarie. Ciò che avvenne con il riferito crollo del loro valore di mercato.
            Sotto il profilo operativo della contrattazione delle cartelle San Paolo, vennero as-
          sunte misure dettate dal mercato borsistico. L’Istituto stabilì che per il futuro le relative
          operazioni di compravendita sarebbero avvenute sulla base della quotazione giornaliera,
          escludendo la contrattazione immediata a prezzo fisso, ma dando al cliente la possi-
          bilità di indicare, anche per le cartelle San Paolo, il limite di prezzo al quale  eseguire
          l’operazione, ferma la possibilità di richiedere espressamente l’esecuzione “al meglio”.
            Sul piano storico, questo fenomeno finanziario non rappresentava una novità
          per l’Istituto. Nella relazione al bilancio si evidenziò che si era già verificato in
          passato con modalità diverse di volta in volta, al punto che nel 1870 fu oggetto di
          uno studio da parte del Credito Fondiario del San Paolo. Venne inoltre ricordato
          che nel 1880, quando l’Istituto era intervenuto sul mercato borsistico per frenare
          analoghe momentanee discese dei prezzi delle cartelle San Paolo, Giovanni Gio-
          litti – allora Commissario dell’Istituto – scrisse nella relazione al Ministro come
          “l’Istituto non debba mai prefiggersi di far salire artificialmente i prezzi delle cartelle
          con delle compere”, ma che “quando, per l’affluenza casuale di molte vendite si ha un
          notevole ribasso, l’Istituto col farne qualche acquisto, mentre si procura un guadagno
          quasi sicuro, impedisce pure che si abbiano, nei prezzi, troppo notevoli oscillazioni le
          quali riescono nocive allo sviluppo del credito fondiario”.
            Perciò quanto si verificò nel 1974, sempre nella relazione, fu giudicato storica-
          mente  passeggero e superabile in un tempo relativamente breve connesso ai repentini
          cambiamenti dei mercati finanziari. E ciò in quanto costituiva una fase di difficoltà
          congiunturale del meccanismo del Credito Fondiario, esasperata dagli eccezionali
          avvenimenti che avevano colpito il mercato obbligazionario, superabile attraverso
          l’esperienza mediante il rilancio del meccanismo stesso.
            L’auspicio con cui la relazione concludeva l’argomento (che il Credito Fondiario
          avrebbe continuato a rappresentare un fondamentale strumento a sostegno dell’edili-
          zia attraverso l’emissione di cartelle fondiarie gradite da ampie fasce di risparmiatori)
          veniva supportato da un autorevole richiamo storico. “Diceva infatti Luigi Einaudi :
          Val più un’oncia di fiducia che tonnellate di disciplina, di regolamenti, di classificazioni
          rigide, di lezioni impartite da dottrinari; ma la fiducia è un qualcosa di impalpabile




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