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punto che il mercato azionario e obbligazionario registrò una repentina tendenza al
rialzo dei corsi, con un notevole calo dei rendimenti. Di conseguenza, il portafoglio
titoli dell’Istituto mirò a privilegiare le scadenze lunghe e il comparto a tasso fisso
rispetto al variabile. Nel breve termine però, attori esterni all’Italia crearono forti ten-
sioni sui titoli a lunga scadenza. Ciò indusse il San Paolo a mantenere una posizione
più prudenziale, mediante la vendita di titoli a lungo contro investimenti a breve.
Naturalmente, non sorprese poi la constatazione a fine giugno che il saldo del
conto “Profitti e perdite” fosse inferiore del 55% rispetto all’anno precedente,
considerate le persistenti incertezze operative. Peraltro si trattò di un fenomeno
comune a tutto il sistema, in quanto l’ABI aveva stimato a livello nazionale un
calo del 49,1%, senza previsione di ricuperi nel secondo semestre. Sta di fatto co-
munque che, al 31 dicembre 1997, il portafoglio titoli era posizionato per il 50%
in Italia e per il restante a Londra e New York, con il conseguente aumento dei
titoli in valuta. Al tempo stesso, il San Paolo consolidò il suo ruolo nel campo
dei “derivati” (contratti o titoli il cui prezzo è basato sul valore di mercato di uno
strumento finanziario sottostante come azioni, indici finanziari, valute, tassi di
interesse o anche materie prime) con importi da capogiro, balzando a una quota di
mercato del 4,32% sul mercato italiano dei futures (mediante contratti di acquisto
o vendita, a futura data, di merci o attività finanziarie a un prezzo prefissato) e del
12,15% in quello Telematico delle Opzioni.
Quanto alla privatizzazione dell’Istituto, basti dire che al collocamento aderirono
200.000 nuovi soci tra i quali 16.000 dipendenti (le richieste furono oltre 400.000
per 463 milioni di azioni), nonché 400 investitori italiani e esteri per 325 milioni di
azioni. E tutto questo interessamento, a fronte di 253 milioni di azioni poste in vendita!
6. I nuovi strumenti aziendali di gestione integrata dei rischi finanziari
Il 1997 segnò una pietra miliare nell’operatività del San Paolo, con l’introduzione
di nuovi strumenti aziendali di gestione integrata dei rischi finanziari. Una gestione pe-
raltro che affondava le radici in azienda si può dire fin dagli inizi di questa narrazione.
E via via migliorata, ampliata e perfezionata anno dopo anno. Si trattava in sostanza
di una gestione rivolta al controllo quotidiano dell’impatto delle perdite inattese.
Come si vede, un’attività di importanza strategica che imponeva una direzione
ai più alti livelli della Banca. Venne perciò affidata a un nuovo organismo crea-
to al vertice direzionale, denominato Comitato di Gestione Rischi e composto
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