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Banca, comprendeva l’intera serie di controllate sottostanti cui facevano capo le
               attività operative nei singoli settori, dalla banca alle assicurazioni, dal risparmio
               gestito all’investment banking.


                  2. Il filo sottotraccia delle aggregazioni bancarie


                  Il 2004 era  stato fortemente segnato per il  Sanpaolo IMI da voci di aggrega-
               zioni bancarie che lo riguardavano. E la singolarità era questa: i vertici erano  ben
               consapevoli che la Banca, pur potendo essere contendibile,  poteva tuttavia, con
               altrettanta forza se non maggiore, essere contendente. Non solo: si dava il caso che,
               nel panorama delle voci, fosse ricorrente quella di un’unione in vista con Unicredit,
               sempre smentita da entrambe le parti si può dire a ogni stagione.
                  D’altro canto, in questa sorta di gioco delle carte,  la Banca d’Italia aveva la
               posizione del mazziere che, in virtù del proprio ruolo, non poteva non conoscere
               le carte e i giocatori. Constatando inoltre il perdurare di una generale situazione di
               nanismo delle banche italiane, la Vigilanza continuava inflessibilmente nella sua
               ferrea linea protezionistica, tenendo le banche straniere rigorosamente lontane dal
               controllo degli istituti italiani. Nello stesso tempo mostrava in genere contrarietà a
               ulteriori aggregazioni al vertice del sistema italiano, per lo più per le sovrapposizioni
               antieconomiche appalesatesi in alcuni casi. E ciò in uno scenario segnato da alcune
               delle nostre maggiori banche in cui il  primo socio vestiva la maglia di un altro
               Paese. Non solo: soprattutto le banche spagnole e francesi, socie di nostre grandi
               banche, non perdevano occasione per manifestare l’intenzione di crescere ancora
               nelle rispettive partecipate. Basti un solo esempio eclatante: Banca Intesa, il primo
               gruppo creditizio italiano, aveva come azionista di maggioranza relativa il Credit
               Agricole con una quota tonda del 18%.
                  In un contesto così movimentato, il Sanpaolo IMI non si scomponeva più di
               tanto, tenendo ferma la sua strategia europea, per almeno due importanti ragioni. La
               prima era quella di incappare in problemi di antitrust nei casi di unioni con grandi
               gruppi bancari italiani, che avrebbero comportato sovrapposizioni di sportelli in
               diverse zone della penisola. La seconda era quella di controbattere la forza d’urto di
               operatori americani e inglesi nel Vecchio Continente. Era del resto recente l’ultimo
               esempio di un maxi collocamento obbligazionario di un colosso europeo come
               Deutsche Telekom, curato da istituzioni finanziarie anglo-americane.






                               2004 - L’ANNO DELL’ULTIMO RINNOVO DEI VERTICI  DEL SAN PAOLO - 409
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