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disfecero la necessità di non turbare una forma di investimento gradita ai piccoli
               risparmiatori. I tassi passarono infatti dal 5% al 6% con una semplice operazione di
               conversione. Al tempo stesso, pur continuando l’impegno dell’Istituto a mantenere
               immutata la quotazione delle proprie cartelle, si riscontrarono comunque  difficoltà
               nell’assorbimento dei titoli fondiari da parte del mercato.
                  Quanto alle obbligazioni della Sezione Autonoma Opere Pubbliche, venne a de-
               terminarsi una particolare situazione di impaccio per effetto del diverso trattamento
               normativo accordato a tali obbligazioni rispetto alle cartelle fondiarie. Ma anche per
               queste obbligazioni, avvalendosi della facoltà prevista da un Decreto del Ministro
               del Tesoro, l’Istituto poté emettere obbligazioni al 6%, chiudendo la serie 5%.
                  Tutto ciò puntualmente riferito, i narratori avvertono una certa curiosità di chi
               legge  che nel 1969 le “cartelle San Paolo erano al riparo dalle oscillazioni di Borsa”.
               Se può essere utile, al lettore, che si ponesse la domanda: “al riparo fino a quando? E
               dopo?”, i narratori non possono far altro che rispondere: fino al 1974, invitandolo a
               saltare al Cap. 29 (appena cinque anni dopo…).  Anche in questo caso, non resterà
               che prendere atto dell’impossibilità di contrastare i mercati borsistici.


                  3. Il considerevole sviluppo degli impieghi


                  Notevole fu nel 1969 l’andamento degli impieghi che testimoniarono la crescen-
               te presenza del San Paolo nell’ambito del sistema creditizio italiano. Il principale
               problema che si pose all’Istituto fu lo squilibrio tra la pressione dei tassi passivi e la
               necessità di contenere il costo del denaro, anche perché  mancò del tutto l’autodisci-
               plina del sistema bancario. Di conseguenza dovette effettuare gli impieghi in modo
               ancor più selettivo, concedendo credito anzitutto a primaria clientela con elevata
               solvibilità e ribaltando l’aumento del costo del denaro sulle imprese, sia pure nella
               più modica misura possibile. Gli impieghi a breve dell’Azienda Bancaria, raggiunsero
               i 560 miliardi di lire,  con un incremento a forbice tra il 26% per i crediti agevolati
               sotto forma di sconti cambiari e il 9% per le concessioni in conto corrente.
                  Nel corso dell’anno rilevanti novità nel campo edilizio influenzarono profonda-
               mente il settore del credito fondiario, di fondamentale importanza per l’Istituto. Le
               nuove disposizioni legislative portarono a un incremento notevole dell’attività delle
               imprese di costruzioni, anche se i dati delle progettazioni lasciavano presagire una
               forte contrazione operativa. In tale contesto, la Sezione Credito Fondiario stipulò
               5.714 mutui per un totale di 87 miliardi di lire, un livello di interventi pari a quello




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