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segnato dalla lira, appaiono di un certo interesse taluni valori significativi dell’evo-
luzione del San Paolo in quell’arco temporale. Al 31/12/1946 i Fondi Patrimoniali
dell’Istituto erano di 428 milioni, la raccolta pari a 13.000 milioni e gli impieghi
a 6.600 milioni. Al 31/12/1976 i Fondi Patrimoniali erano di 254.000 milioni, la
raccolta pari a 7.941.000 milioni e gli impieghi a 4.709.000 milioni.
Non si può che trarre almeno una elementare considerazione. Lo straordinario
sviluppo operativo, che la Banca ebbe nel periodo sapendo cogliere la grande oppor-
tunità offerta dalla rinascita postbellica del Paese, fu merito di chi tracciò le direttive
strategiche e di chi, a ogni livello di responsabilità, collaborò allo svolgimento delle
necessarie e quotidiane attività. In particolare, il forte sviluppo dell’Istituto negli
anni ’50 e ’60 avvenne grazie al poderoso apporto dato alla ricostruzione nel settore
dell’edilizia. In Torino e nel Piemonte i settori a maggiore sviluppo furono quelli
dell’edilizia residenziale e dei lavori pubblici (trafori e autostrade), che caratteriz-
zarono fortemente l’attività creditizia dell’Istituto. Buona parte dell’edificazione
della “nuova” Città di Torino venne finanziata dal San Paolo. Nel 1959 si poteva
dire che il San Paolo fosse più un Istituto fondiario che di credito ordinario. Una
situazione così favorevole consentì alla banca – che non distribuiva dividendi, non
avendo azionisti – di crearsi quella solidità strutturale che le permise di effettuare
tutti gli investimenti pianificati. Tuttavia, anche in quel tempo, gli affidamenti
alla piccola, media e anche grande industria rappresentavano la ragion d’essere
dell’Istituto. A riprova di ciò, ai piani alti della banca veniva ricordato un episodio
risalente a quel periodo riguardante il rapporto con la Fiat. Era notorio, parlando
del settore metalmeccanico, che in Piemonte la Fiat era il massimo beneficiario dei
finanziamenti del San Paolo. Nel 1953 i vertici della banca decisero, per ragioni
di equilibrio distributivo, di revocare ben due miliardi di affidamenti al settore
metalmeccanico, Fiat compresa, e assegnarli a altri settori in rapida espansione.
L’operazione avvenne senza alcun problema.
Nel quadro di quella che fu una crescita di ampiezza e velocità straordinarie per
il Paese, non poteva mancare un parallelo adeguamento strutturale delle risorse
umane. Per il San Paolo l’espansione dell’attività innescò uno sviluppo straordinario
di posti di lavoro (nel solo quinquennio 1971-75 ne favorì circa 2.000).
In sostanza, come spiegazione dei risultati eclatanti raggiunti in appena tre de-
cenni, la leva della ricostruzione postbellica, a una più approfondita analisi, si rivela
solo una, anche se la maggiore, delle ragioni di tali risultati. Essa sarebbe infatti
incompleta se non si tenesse conto che alla base dei vari elementi che contribuiro-
216 - IL SAN PAOLO DI TORINO - 1946-2006