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no alle fortune del San Paolo del dopoguerra furono fattori quali:  la collocazione
               geografica in una Regione come il Piemonte; le qualità e capacità dei vertici am-
               ministrativi e dirigenziali dell’Istituto; lo “spirito di corpo aziendale”, infuso dal
               Top Management, evidentemente in misura tale da permeare il modo di essere e
               di operare dei dipendenti. Elementi tutti che avrebbero continuato a rappresentare
               nel tempo il valore aggiunto del San Paolo, sostanziato dal territorio d’origine e dai
               tradizionali valori, che ne costituirono in conclusione le  linee di fondo operative.


                  2. L’adeguamento delle strategie di sostegno delle attività produttive


                  È questo il paragrafo dal titolo più in sintonia con quello del Capitolo. Ma non
               è il solo che rispecchi gli sforzi compiuti dall’Istituto nel 1976 per ammodernare le
               proprie strutture, allo scopo di mantenersi costantemente in linea con le richieste
               della clientela. La situazione generale dell’anno, colpito dall’aumento del prezzo del
               petrolio all’origine e dall’inflazione interna assai elevata (tasso medio del 16,50 %),
               presentava un quadro di luci e ombre di rilevante gravità.
                  Gli investimenti registrarono un’ulteriore contrazione; fu perciò opinione comune
               che occorresse produrre, con il massimo impegno, ogni possibile sforzo  per svilup-
               parli. Il che riuscì a ottenere l’Istituto: nell’ambito dell’Azienda Bancaria, i depositi
               crebbero di 1.160 miliardi (+25,6% rispetto al precedente esercizio)  e gli impieghi
               creditizi superarono i 2.400 miliardi (+ 11%). Alla crescita degli impieghi contribuì
               la peculiarità, che continuò a caratterizzare l’attività creditizia del San Paolo, di
               banca specializzata nel sostegno alle attività produttive (specialmente industriali
               con operazioni finalizzate e finanziamenti in valuta), preferibilmente verso imprese
               di medie e piccole dimensioni. Tale strategia operativa nell’erogazione del credito si
               accentuò particolarmente nelle nuove aree di mercato ( Emilia, Toscana e Puglia ).
                  Sul versante del commercio internazionale il Paese registrò nel corso dell’anno una
               ripresa del 13% nell’import/export, con una dinamica superiore a quella della media
               mondiale. Significativi furono anche i risultati dell’Istituto nell’attività con l’estero,
               in termini di quota di partecipazione ai regolamenti delle transazioni internazionali.
               Notevoli furono poi gli investimenti in strutture operative e nella creazione di rela-
               zioni internazionali, sia sulle piazze consolidate sia nei paesi emergenti fornitori di
               materie prime. La rispondenza delle controparti estere era una conferma del livello
               di inserimento acquisito dal San Paolo su tali mercati.
                  In conclusione, l’Istituto si poteva considerare ormai banca di livello competitivo




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