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Cionondimeno, per una specie di favorevole contrappeso, entrò in vigore in
          quel periodo la Legge 4/8/1955 n.683 che, accogliendo le richieste degli Istituti,
          autorizzò l’emissione dei titoli in tagli da lire 500.000 e 1.000.000 per agevolare la
          gestione della massa titoli.
            Inoltre il Credito Fondiario, approfittando dell’esaurimento del manto cedole,
          tolse dalla circolazione, mediante rimborso alla pari, tutte le cartelle serie 4 %
          conversione nei tagli da lire 500 e 2.500 rimaste in circolazione, programmando
          analogo provvedimento nell’anno successivo per i tagli da 500 e da 2.500 della serie
          5%. Sempre nell’ambito delle operazioni a medio lungo termine, l’Istituto proseguì
          nella politica di assistenza finanziaria a Comuni e Province situati nelle zone di
          competenza. Nel corso dell’anno stipulò 34 nuovi mutui dell’Azienda Bancaria per
          complessivi 1.104 milioni di lire, portandone la consistenza a fine anno a 3.457
          milioni, con un giacenza di domande in corso di istruttoria per oltre due miliardi.


            4. L’attesa del “tocco finale” in Piazza San Carlo, il “salotto di Torino”


            Come il 1954 era stato l’anno della nascita del Centro Meccanografico in Piazza
          Bernini a Torino con l’inizio dei lavori strutturali e della sua operatività, così il 1955
          fu quello dell’ultimazione dei lavori di impiantistica, che consentirono di azionarne
          a pieno regime le rotative meccanografiche.
            Nel contempo sempre sul versante immobiliare, ai piani alti dell’Istituto si pro-
          seguiva fervidamente nella programmazione di quella che ormai costituiva un’aspet-
          tativa per Torino: la “ricostruzione in Piazza San Carlo”. In realtà, era in gioco un
          angolo disastrato della Piazza, il palazzo aulico che si allungava tra Via Santa Teresa e
          Via XX Settembre, ancora ferito dagli eventi bellici. Un palazzo con le occhiaie dove
          c’erano i finestroni e le travi residuate sporgenti dai tetti. Si attendeva in sostanza il
          “tocco finale” che avrebbe riportato quell’angolo agli antichi splendori, insomma
          la guarigione del “salotto di Torino” dalle ultime ferite del periodo bellico.
            Nel Consiglio di Amministrazione del 28 giugno il Presidente Coda relazionò
          sullo “stabile ex Giresca” (così veniva chiamato il complesso acquistato dall’Istituto
          in Piazza san Carlo), che era previsto libero solo per la fine dell’anno a causa delle
          complesse trattative con gli occupanti. Il bando iniziale prevedeva un prevalente
          sfruttamento dell’area al di fuori delle occorrenze bancarie, limitandone l’utilizzo
          a un’importante Filiale ma di contenuto valore, considerata la vicinanza della Sede
          di Via Monte di Pietà, allora Sede Centrale del San Paolo. Sennonché nel corso




          78 - IL SAN PAOLO DI TORINO - 1946-2006
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