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commerciale il 1° giugno 1943 (il giorno 5 dello stesso mese compii sedici anni), risultava
              che Rota era del 1908. Perciò, considerato il suo primo titolo di studio di ragioniere,
              dovrebbe essere entrato al San Paolo nel 1927, a 19 anni come Giuliano. Del resto, era
              di origini comuni (padre operaio) come la generalità degli assunti, figli di impiegati, com-
              messi e così via; quindi al pari di altri, si laureò in economia e commercio come studente
              lavoratore. D’altra parte, è del tutto plausibile la carica di funzionario che ricopriva nel
              1941 alla Ragioneria, a 33 anni dopo 14 di servizio.
                 Ma la traiettoria lavorativa di Rota in quegli anni ebbe del rocambolesco, non tanto
              per sue scelte arrischiate, quanto per richieste altrui alle quali non poteva che corrispon-
              dere con la massima disponibilità, com’era nel suo stile. In proposito, basti solo questa
              sottolineatura che è una semplice constatazione, lungi da noi il benché minimo intento
              agiografico. Per lui la carriera era innanzitutto uno stimolo a nuove responsabilità di
              oculata gestione dell’istituzione, in primo luogo con riguardo al Personale e collateralmente
              con la massima dedizione al lavoro. Lui ne era l’esempio quotidianamente.
                 A nostra memoria, l’aspetto straordinario della carriera di Rota al San Paolo fu la sua
              … discontinuità temporale. Un caso unico nella storia del San Paolo, ma come vedremo
              provvidenziale. Si, perché in quel tempo andò a lavorare in un’azienda industriale tori-
              nese. Un tempo che dovrebbe collocarsi tra il 1943 e 1944, allorché accettò l’offerta di un
              lavoro di livello dirigenziale, importante per la salvaguardia di posti di lavoro e il rilancio
              produttivo. Come si vede però per far sì che si riaccendesse la buona stella del San Paolo.
                 Nel 1945 l’Istituto era infatti alla ricerca di … un nocchiero per navigare nei mari
              agitati del dopoguerra. Fu allora che, secondo noi, avvenne una specie di rifondazione
              del San Paolo, naturalmente in formato ridotto ma pur sempre considerevole. Diremmo
              persino ideale per un’istituzione che, pur non potendosi fregiare della qualifica di “Ban-
              ca”, era tuttavia un “Istituto di Credito di Diritto Pubblico”. I “rifondatori” , come li
              definiamo pensando ovviamente a quelli che per noi resteranno i “Sette Grandi Fondatori
              del San Paolo nel 1563”, furono due dirigenti (Barale e Cortassa), unitamente al cassiere
              Remorini. Come membri costituenti il Comitato di Liberazione Aziendale, firmarono
              nel 1945 l’ordinanza con cui invitarono Rota, che ovviamente accettò, a ricoprire il ruolo
              dirigenziale di Segretario Generale dell’allora Commissario straordinario Carlo Pajetta.
                 Potrà magari sembrare un inizio da “realtà romanzesca” (per noi lo è), che pur proietta
              ogni tanto quando capita una nota di colore, ma ogni volta che ci pensiamo, non possiamo
              fare a meno di associare il nome “Rota” all’origine di una grande banca, il “San Paolo”.
                                               Giuliano Gavarotti  Umberto Dellabona
                                        13.1958




          88 - IL SAN PAOLO DI TORINO - 1946-2006
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